RIFLETTI-TI
Rifletti-ti è un “dispositivo concettuale”.
Ti guardi e poi ti ri-guardi internamente
Uno sforzo a cui non siamo abituati.
La mattina ci svegliamo, ci guardiamo allo specchio ma cogliamo solo la parte esteriore, la patina in superficie, senza dargli la giusta importanza, senza calibrare e approfondire.
Penetrare quello specchio significa andare al di là di una sola immagine statica, è sconfiggere lo sguardo di Medusa che paralizza e munirci dei magici sandali alati di Perseo per affrontare la scelta, quotidiana, di r-ESISTERE, nell'hic et nunc.
Ri-flettiti è un intervento urbano.
L'invito-sfida è di risvegliare ciascuno dal torpore della coscienza.
Trovi uno specchio per strada, appeso al muro, come elemento domestico familiare che diventa spiraglio inaspettato che illumina il paesaggio
Quel riflesso ti ri-guarda: ti incuriosisce, ti disturba, ti attrae
Inevitabilmente ti ci soffermi davanti, regalandoti uno spazio temporale sospeso da tutto, solo per te...concedendoci l'opportunità di riflettere, andare oltre e finalmente ri-conoscerti...in quell'angolo di mondo. Noi siamo dentro e fuori quel riflesso.
Rifletti-ti crea una dinamica sociale.
Nell'odierna società dei consumi “viviamo solo del/nell'esteriore”. Siamo persuasi dalla finta convinzione di comunicare secondo approcci facili e virtuali, ma in realtà siamo incapaci di relazionarci in primis con noi stessi.
In questo periodo storico nichilista, sembra impossibile specchiarci l'uno nell'altro, imparare a rispettare “sè” e “l'Altro” da sé.“Gli sguardi si incrociano, come lame di luce o spade. Duello. Situazione di un doppio, posizione di un taglio. Lo sguardo funziona come “scotoma”: campisce, suddivide, separa, distanzia. Apre lo spazio di una visione, delimita il campo di una scena. Una “scena” - che in psicanalisi viene chiamata un “fantasma” - è un luogo organizzato dallo sguardo e ritagliato dal reale che ricade nell'invisibile”. Siamo diventati ciechi: lo scotoma della coscienza ci inganna.
Cieca è l'immagine su cui la società è improntata; il mercato impone delle immagini malate, creando un'instabilità nell'essere. Dobbiamo imparare a guardare, di nuovo, più attentamente.
Sulla scia delle opere specchianti di Michelangelo Pistoletto come '”autoritratti del mondo”, qui dallo specchio si dipanano tutte le altre prospettive con cui guardare noi e il resto “fuori”. Un dentro-fuori intrappolato in quel pezzetto di cielo che si allarga e ci appartiene solo se siamo in grado di renderlo dinamico rinnovando il nostro sguardo.
Testo di Francesca Mariani e Togaci Arte.
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// ACCENNI DI CONTEMPORANEO 2014 > SAN MICHELE IN TEVERINA, VITERBO <
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